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La Settimana di Pandolfini

ALLA SCOPERTA DEL USHNISHAVIJAYA, DIVINITà DEL BUDDISMO TANTRICO

Come nuova dinastia i Qing (1636-1912), si affidarono alla disciplina e al sostegno di altri gruppi etnici stranieri, inclusi mongoli e tibetani, per il loro dominio sulla Cina vera e propria. Nel perseguimento di questo obiettivo, propagarono e sostennero fortemente il buddismo in stile tibetano. Nei secoli seguenti, l’adesione mongola al buddismo tibetano non fece che aumentare e gli imperatori Qing approfittarono di questa devozione patrocinando generosamente le attività buddiste sia nella capitale di Pechino che nelle aree più vicine alla Mongolia. Durante i regni degli imperatori Kangxi, Yongzheng e Qianlong, diversi templi buddisti tibetani furono costruiti e guidati da Lama del Tibet, che assunsero sempre più ruoli amministrativi all’interno del governo secolare.

Sebbene l’imperatore Kangxi abbia propagato inizialmente il buddismo tibetano come mezzo per controllare le tribù mongole, alla fine divenne lui stesso un devoto buddista. Durante il suo regno commissionò immagini di varie divinità buddiste in bronzo dorato, fra cui quella di Shadakshari Avalokiteshvara, ora nella collezione del Museo del Palazzo Nazionale di Pechino.

Nella prossima asta di Arte Orientale di giugno presenteremo una scultura che ben rappresenta questa devozione. La figura, Ushnishavijaya, rappresenta la dea della lunga vita, con tre facce e otto mani, seduta all’interno di uno stupa. Ushnishavijaya – che significa il colore di una luna autunnale – è rappresentata con tre facce, bianche, gialle e blu e otto mani ed è seduta in posizione vajra. Ogni faccia ha tre occhi molto grandi. La prima mano destra contiene un visvavajra (doppio scettro, simbolo dell’indistruttibilità, dell’eternità e della purezza adamantina e immacolata della Dottrina, della forza del Metodo della Dottrina e della luminosa essenza della vera realtà di tutto ciò che esiste), la seconda tiene un buddha in posizione Amitabha (questo mudra è il gesto del coraggio e rappresenta la fase della vita di Buddha immediatamente successiva all’illuminazione) su fiore di loto, la terza una freccia e la quarta è in posizione di suprema generosità (Il braccio destro della statua scende verso il basso, con il palmo rivolto verso lo spettatore. Le cinque dita distese rappresentano le cinque perfezioni: generosità, moralità, pazienza, impegno e concentrazione. Questo mudra è sinonimo di compassione e carità). La prima mano a sinistra contiene un lazo di vajra, la seconda un arco, la terza sta conferendo protezione e la quarta in equilibrio meditativo regge un vaso con nettare di buon auspicio. Ushnishavijaya è spesso accompagnata dalle divinità Amitayus e Tara bianca, insieme sono conosciute come le tre divinità della longevità del buddismo tantrico.

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