
Il paesaggio nella pittura italiana dell’800
Il catalogo della vendita Arcade | Dipinti dal XVI al XX secolo del prossimo 3 marzo raccoglie una bella serie di paesaggi. Tramite le opere in asta potremo percorrere un viaggio attraverso la penisola e attraverso il XIX secolo, intrecciando tempo e spazio, tra scuole regionali che rispecchiano le diverse e articolate realtà, prima di tutto culturali.
Ben rappresentata la scuola lombarda, con la presenza di Giorgio Belloni, che dall’inizio degli anni ottanta si accosta alle ricerche del naturalismo lombardo. La sua pittura è soprattutto una ricerca di toni e di accordi di colore e rivela un mondo sereno, in cui la natura è protagonista.
Anche il milanese Eugenio Gignous si dedica quasi esclusivamente alla pittura di paesaggio, sperimentata en plein air, realizzando vedute delle campagne lombarde e piemontesi. Come si evidenzia dal “Paesaggio con cielo” il pittore predilige i dintorni boschivi, che gli consentono di sperimentare le infinite variazioni di bruni, verdi e azzurri, volte a restituire la differente consistenza fisica e qualità luminosa delle foglie, della terra, delle acque dei ruscelli. Uno dei più importanti esponenti della pittura piemontese del secondo Ottocento, Lorenzo Delleani, è presente con due dipinti su tavola, tra cui “Paesaggio montano”, caratterizzato da una pennellata pastosa e veloce.
“Pascolo a Creys” dell’emiliano Antonio Fontanesi è un esempio della capacità del pittore di osservare e studiare la realtà naturale per ritrovarvi, rispecchiati, i sentimenti dell’animo umano. I suoi quadri, grazie anche ad una sapiente resa dei rapporti tra luci e ombre, hanno una grande capacità evocativa.
Diversa la resa del paesaggio da parte di Alessandro La Volpe, esponente di rilievo della seconda generazione della scuola di Posillipo, che dipinge una “Campagna napoletana” dai toni sereni, ma con una grande cura per i particolari. La “Banditella allagata” di Mario Puccini, uno dei cosiddetti Postmacchiaioli, è invece permeata da un forte cromatismo che domina l’intera composizione.
Infine le quattro vedute di montagna di Theodor Wolf Ferrari sono paesaggi della memoria e dell’anima. Queste terre, tanto care al pittore, sono le protagoniste di molte sue composizioni, tanto che era solito rappresentare i soggetti da molteplici angolazioni e con diverse condizioni atmosferiche, quasi a voler mostrare quanto uno stesso luogo variasse e fosse mutevole.