
DAL CAFFÈ ALLE CAFFETTIERE
Molto oscura è l’origine del caffè. Importato dalla Persia, più precisamente da Aden, arrivò a Costantinopoli verso la metà del XVI secolo.
Venne introdotto in Europa dai veneziani, da qui arrivò in Francia dove sembra che Luigi XIV lo assaporò la prima volta nel 1644.
Il merito di aver introdotto il caffè in Italia va al padovano Prospero Alpino, medico e botanico che, al ritorno da uno dei suoi viaggi, portò con sé alcuni sacchi a Venezia, dove le prime botteghe comparvero nel 1645. Inizialmente in Italia il prodotto era molto caro e disponibile solo nelle farmacie, fino a quando, intorno al 1700, aprirono le prime caffetterie e i prezzi si abbassarono grazie alla veloce diffusione della prodigiosa bevanda.
In Inghilterra il caffè arrivò durante il Commonwealth (1649-1660) ma il suo uso si diffuse limitatamente per le credenze popolari sul nefasto effetto di trasformare in scimmie e in pigmei chi ne faceva uso.
Nel resto d’Europa l’uso del caffè si diffuse rapidamente.
Gli olandesi lo piantarono a Giava, i Francesi lo trapiantarono nella Martinica, da cui ebbero origine le attuali enormi piantagioni dell’America latina.
Nel XVIII e XIX secolo la diffusione di questa bevanda impose agli argentieri la produzione della caffettiera. Le prime caffettiere inglesi avevano generalmente forma troncoconica per poi assumere nel corso del XVIII secolo forme a pera o a balaustro. Dalla fine del XVIII secolo e nel corso del XIX secolo comparvero anche caffettiere di forma a vaso o ad urna su basi circolari o quadrate. Le caffettiere che erano di grandi dimensioni (altezza 35-40 cm) contenevano all’incirca dieci, dodici tazzine di questa bevanda. Bisogna tenere presente che il caffè era molto diluito e veniva servito in tazzine molto più grandi delle attuali.
Nel XIX secolo il servito da caffè era composto da caffettiera, zuccheriera, lattiera, a volte anche teiera e cremiera, tutti pezzi eseguiti con decori uguali. Così continuerà la produzione anche nel corso del XX secolo.