
LA SIGNORA DELL’ASTRATTISMO ITALIANO
“I segni si scambiano questa loro vita solitaria e l’insieme che compongono, intrecciandosi e inserendosi nella superficie del quadro, rappresenta con infinite varianti la vita e indica all’osservatore un modo per riconoscersi e capirsi. Il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo” Carla Accardi in conversazione con Vanni Bramanti.
La tempera su carta, che Pandolfini presenterà nella prossima asta il 19 gennaio 2021, è del 1954, un anno di imprescindibile svolta per Carla Accardi, in cui l’incontro con il critico Michel Tapié determinò il passaggio dalla pittura costruttivo-concretista alla purezza del “segno”. Non un algoritmo assoluto e immutabile come quello di Giuseppe Capogrossi, ma piuttosto un intimo alfabeto, che si dirama in intrecci astratti ondeggianti e sinuosi, nati dall’alternanza di pieni e di vuoti, da contrasti di colori e da accostamenti di luce.
Tale poetica così personale deriva senza dubbio dalle suggestioni visive che il paesaggio mediterraneo le offriva, scriveva infatti “vissuta in Sicilia fino ai vent’anni, ho assorbito molto di quella luce e di quei colori mediterranei e dello spirito di confine che vi si respira, e dei resti delle civiltà antichissime che vi sono fiorite.”