
“…I MURANEXI HAVEAN LA SUA ARMA CON UN GALLO”
Gli antichi testi manoscritti che vanno dal XIII al XVIII secolo ci tramandano una bellissima leggenda attestante che lo stemma di una antica famiglia di Altino, i Muranexi, divenne quello della “Magnifica Comunità di Murano”.
Secondo questa trasmissione di memorie, infatti, le famiglie Muriani e Muranexi, fuggirono assieme ad altre dal borgo di Altino nel 452, spinte dal dilagare dell’invasione Unna e, insediatesi nella futura Murano, ne influenzarono il nome, elessero nell’isola i primi Tribuni e, nel caso dei Muranexi, cedettero ad essa anche il proprio “stemma gentilizio”, consistente nel solo gallo (privo di serpe e volpe) su campo azzurro.
Anche nella cronaca redatta in francese da Martino Canal, scrittore veneziano del Duecento, nella quale si descrivono i festeggiamenti in onore del nuovo Doge Lorenzo Tiepolo avvenuti nel 1268, si evince il fatto che Murano avesse già da tempo adottato il “Gallo” come proprio emblema di riconoscimento, se non proprio come stemma. Il cronista, contemporaneo testimone oculare degli accadimenti, secondo cui i muranesi posero nelle loro barche alcuni galli vivi affinchè tutti riconoscessero la loro identità e provenienza, sembra portare un ulteriore elemento a favore della tesi dell’origine altinate dello stemma: “…e sappiate che quelli di Murano avevano nelle loro imbarcazioni dei galli vivi, perché si riconoscesse chi erano e di dove venivano: e le loro bandiere stavano piantate nel mezzo delle loro imbarcazioni…”.
Una importante testimonianza storica della rappresentazione del “Gallo”, quale antico simbolo dell’isola di Murano, la ritroviamo anche nel conio delle sue rarissime “oselle”, ovvero le monete-medaglie prodotte in numero limitato come regalo ai patrizi che sedevano nel Maggior Consiglio cittadino, ogni anno nel mese di dicembre, secondo antica tradizione.
A testimonianza dell’uso che se ne faceva, su ogni osella, oltre alla raffigurazione a tutto campo del simbolo del Gallo muranese, compare infatti il termine latino munus, cioè dono, che ci ricorda come le monete, passando di mano in mano, sono il più valido strumento di diffusione di massa, talvolta molto più dei testi scritti, per la loro immediata comprensibilità.
Una straordinaria occasione per poter fare “propria” una di queste rarissime oselle, insieme ad altre importanti monete d’oro e d’argento di zecche venete e italiane, verrà proposta in occasione della prossima asta che si terrà nella sede fiorentina di Borgo Albizi, e anche sul portale online del sito Pandolfini, il prossimo 25 giugno.