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La Settimana di Pandolfini

Le architetture di PAUL KLEE

 

Nel Diario Klee scrive, luglio 1902: “In Italia ho compreso l’architettura dell’arte figurativa (oggi direi il costruttivo). Ero allora vicinissimo all’arte astratta. Ora la meta prossima, e a un tempo la più remota, sarà di far armonizzare la pittura architettonica con quella poetica”. Quell’iconografia dei segni che Klee ruba all’architettura sarà la struttura portante di tutto il suo operare artistico: dai disegni, alla tela, agli acquerelli. Un organismo geometrico che si avvale dell’astrazione, del segno, delle linee e del colore e non colore per arrivare alla pura essenza pittorica.

Paul Klee è uno degli artisti più importanti del XX secolo, membro del gruppo «Der Blaue Reiter», diventa in seguito docente al Bauhaus a Weimar e a Dessau, dove insegnò dal 1926 al 1932, è di questo periodo il disegno presentato nell’asta di Giugno, una composizione a china fatta di linee e segni, prospettive e profondità, un gioco di sentieri e luci; una anticipazione, di quasi quaranta anni,  di quel movimento che sarà il minimalismo o di quelle strutture urbane che ricordano tanto i grandi maestri dell’architettura come Frank Gehry. L’opera è archiviata e autenticata dalla Zentrum Paul Klee di Berna come “probably it can be identified with the registered  work Buhnen-bild, 1928,9”.

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