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La Settimana di Pandolfini

IL MALINCONICO SORRISO DELLA MARILYN DI WARHOL

“Ai primi d’agosto del 1962 cominciai con le serigrafie. Volevo qualcosa di più forte, che comunicasse meglio l’effetto di un prodotto seriale. Con la serigrafia si prende una foto, la si sviluppa, la si trasferisce sulla seta mediante colla e poi la si inchiostra, cosicché i colori penetrano attraverso la trama salvo che nei punti dove c’è la colla. Ciò permette di ottenere più volte la stessa immagine, ma sempre con lievi differenze. Tutto così semplice, rapido, casuale: ero eccitatissimo. Poi Marilyn morì quello stesso mese, e mi venne l’idea di trarre delle serigrafie da quel suo bel viso, le mie prime Marilyn” Andy Warhol.

È infatti la tragica morte nel 1962 di Marilyn Monroe a spostare l’interesse di Andy Warhol dai beni di consumo ai personaggi famosi, che da quel momento diventeranno i protagonisti delle sue serigrafie.

Quello stesso anno inizia a dedicarsi alla serie di ritratti della diva americana, partendo dal poster del film Niagara, del quale la Monroe era stata protagonista. Le sue opere quindi non raffigurano un soggetto reale, ma non fanno altro che rielaborare un’immagine preesistente, utilizzata alla stregua di un’etichetta commerciale. Dopo un’osservazione più attenta, ci si accorge di come Warhol non si sia soffermato sull’esaltazione dei tratti del viso, che rimangono abbastanza essenziali, ma piuttosto sul trucco, molto pesante e marcato, che disegna una sorta di maschera, facendo trapelare un profondo senso di morte. Il volto dell’attrice si riduce così ad un’icona artificiale e spersonalizzata, svuotata di qualsiasi dimensione emotiva e drammatica. La ripetizione incalzante in serie, allo stesso modo dei mas media, ruba l’identità delle persone pubbliche, costringendole ad una recita perenne. Non c’è niente di vero in quello che vediamo al cinema o in televisione, Marilyn era una donna molto sofferente, fragile e sola, la sua identità deviava completamente dalla personalità dei personaggi che interpretava sul grande schermo. Probabilmente, proprio per questo motivo Warhol dedicò molto tempo e lavoro su questa donna, venerata dal pubblico ma drammaticamente malinconica. A nessuno interessava della persona, tutti volevano solo il volto sorridente, ma che dietro il trucco celava il suo dramma.

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