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La Settimana di Pandolfini

BEVERLY PEPPER Scultrice inossidabile

«Non ci penso. Il trucco è scoprire dove vai mentre lavori e non è facile: quando sai già cosa stai facendo perdi l’eccitazione della scoperta, la freschezza, l’energia. Qualcosa deve venire dall’inconscio. Voglio scoprire dove sono andata piuttosto che conoscere la destinazione già prima. La nostra è una continuazione inconscia dell’esperienza della nascita. Non sai cosa viene fuori e devi amarlo, sei molto più attenta quando fai scaturire qualcosa e gli artisti generano una nascita a ogni passo. Dare vita è anche l’azione più creativa possibile» Beverly Pepper

Nell’asta del 7 luglio sarà presentata un’inedita scultura in acciaio inox di Beverly Storr Pepper (New York 1922 – Todi 2020) cm h. 145 con valutazione € 8.000/12.000. Beverly Pepper studia design pubblicitario, fotografia e design industriale all’Art Students’ League a Brooklyn, allieva di André Lothe e Fernard Leéger, negli anni ’40 si trasferisce a Parigi per studiare all’Académie de la Grande Chaumie. Visita l’Italia e Roma, dove incontra lo scrittore e giornalista Curtis Bill Pepper, suo futuro marito. Il suo esordio nel mondo dell’arte avviene con la pittura nel 1952, alla Galleria dello Zodiaco di Roma, con la presentazione di Carlo Levi. Frequenta l’ambiente artistico capitolino: Achille Perilli, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Giulio Turcato del Gruppo Forma1. Il passaggio dalla pittura alla scultura avviene nei primi anni Sessanta: un viaggio in Cambogia sarà per la Pepper fonte di ispirazione per sperimentare e realizzare forme in legno e argilla. La sua prima mostra da scultrice risale al 1961, a New York e a Roma alla Galleria Pogliani, con presentazione di Giulio Carlo Argan.  Sono gli anni in cui inizia ad elaborare il vocabolario delle forme geometriche, producendo sculture di grandi dimensioni che si relazionano con lo spazio. Nascono i lavori in acciaio inox: forme geometriche/scatolari sovrapposte, dalla superficie lucida a specchio che espandono la percezione dello spazio circostante, l’opera diviene estensione di sé stessa dissolvendosi nell’ambiente e chi la osserva entra a sua volta a farne parte. Per la Pepper l’arte non deve “confermare il nostro modo di vedere, ma piuttosto estenderlo e, inevitabilmente, sfidarlo. […] deve inquietarci e disturbarci. Abbiamo sbagliato qualcosa se vediamo ciò che già conosciamo, se non abbiamo fatto alcuna scoperta”.

Numerose le sue opere pubbliche sia all’estero (America, Giappone, Canada, Israele, Spagna, Lituania) sia in Italia, trai suoi ultimi interventi ambientali ci piace ricordare l’Amphisculpture per L’Aquila nel 2018, un’opera di Land Art. La scultrice, dopo il terremoto del 2009, ha fatto dono di un’opera monumentale che racchiude la volontà di rinascita: un teatro all’aperto con 1.800 posti, luogo per l’arte, la bellezza e la socialità senza confini.

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