
“AUTUNNO DEL MEDIOEVO” O “ALTRO RINASCIMENTO”?
Non sono certo necessarie etichette per apprezzare le opere d’arte, troppo spesso sacrificate, almeno in passato, all’esigenza di farle coincidere con categorie vive solo nella testa dei critici.
Non è dubbio però che artisti come il Maestro del Giudizio di Paride del Bargello si collochino nel sottile discrimine cui rimandano i titoli qui richiamati: quello di un classico che nella prima metà del Novecento analizzava la raffinata civiltà di Fiandre e di Borgogna, il primo, e quello della bella mostra che nel 2006 ha riletto Gentile da Fabriano nel contesto delle Marche e di Firenze, dove almeno fino al quinto decennio del Quattrocento ai protagonisti del Rinascimento si affiancano con altrettanto successo gli interpreti delle più raffinate istanze tardo-gotiche.
Non è un caso ad esempio che proprio il fratello di Masaccio, Giovanni di Ser Giovanni detto Lo Scheggia, eccellesse nella produzione di cassoni e deschi da parto dove i personaggi dell’antichità si muovono in ambienti contemporanei e ne vestono i panni. Allo stesso modo, l’anonimo Maestro del Bargello traveste le dee dell’Olimpo e i protagonisti del ciclo troiano come eleganti damerini, inanellandone i ricci fino a renderli sovrapponibili agli angeli che, nelle sue opere sacre, affiancano il trono della Vergine.
Ne è interessante documento la tavola in asta l’8 giugno, aggiunta significativa all’esiguo catalogo del pittore fiorentino.