
LA VITA SILENTE DELLA NATURA MORTA
“Negare la natura morta è confessare che non si capisce la pittura, giacché è nella natura morta che la pittura si manifesta in ciò che costituisce, che afferma la sua esistenza”
Henry des Pruraux, Della Natura Morta, settimanale La Voce 25 giugno 1911 Firenze
È l’anno 1750 quando viene formulata la definizione natura morta derivante dal francese nature morte, nella Lettre sur la peinture à un amateur di Baillet de Saint Julien, precedentemente il genere pittorico veniva indicato il termine ‘natura silenziosa’: Still-life (inglese) Stilleven (olandese), Stilleben (tedesco). Con queste espressioni si voleva indicare il carattere dei soggetti inanimati, assoluti protagonisti nell’opera.
Le nature morte racchiudono in sé significati simbolici, raffigurano “racconti” carichi di significati reconditi, segni di esistenza e quotidianità, tracce poetiche delle piccole cose, memoria silente del tempo che scorre: il trascorrere delle stagioni, la vita e la morte. Rappresentare la natura morta per l’artista non è un esercizio tecnico ma un atto di meditazione che racchiude l’essenza celata della natura.
In questa sezione di 12 dipinti che saranno presentati in asta il 7 luglio 2021 a Firenze, troviamo opere tra loro vicine e lontane sia cronologicamente che tecnicamente, nonché rappresentate dai maggiori protagonisti dell’arte del Novecento italiana: De Chirico, Morandi, Carrà, De Pisis, Ligabue, Soldati, Severini, il comune denominatore è l’afflato, la volontà di andare oltre il dato oggettivo per svelare sempre nuovi risvolti simbolici. Bottiglie, ciotole, fiori, frutti, cesti, lumi, drappi e animali, ogni oggetto è asservito alla volontà di palesare emozioni. Tra gli oggetti e lo spettatore si instaura un rapporto non solo visivo ma anche e soprattutto emotivo: gli oggetti rappresentati, immobili e silenziosi, diventano i depositari di spiritualità, ricordandoci che l’esistenza è transitoria e labile.