
IL FASCINO DELL’ARCHITETTURA ROMANA NELLA PROSSIMA ASTA DI ARCHEOLOGIA
“La bellezza finalmente si ha dalla gradevolezza e dalla elegante forma dell’opera, e dal fatto che le misure delle parti abbiano i giusti rapporti della simmetria (Marco Vitruvio Pollione, I secolo a.C.)”. Nonostante i Romani eccellessero nell’arte dell’architettura, raramente, per evidenti motivi di spazio, opere architettoniche possono essere inserite in un catalogo d’asta.
Un’eccezione a questa norma è rappresentata da un’ara che sarà proposta nella prossima asta di archeologia, in programma il 25 gennaio 2022. Si tratta di un unico blocco parallelepipedo in marmo bianco a grana fine, di grandi dimensioni (misure conservate di 90 x 95 x 90 cm) coronato da un fregio a girali d’acanto e marginato sugli spigoli da colonne con capitelli corinzi. Sulle quattro facce del blocco sono raffigurate delle edicole – rette da colonne tortili con capitelli corinzi – con architravi decorati da ghirlande e bucrani e timpano triangolare al cui centro campeggia una corona d’alloro alla quale sono annodate vittae. All’interno dell’edicola erano nicchie con conchiglie naturalistiche entro cui era posta l’effige dell’onorato. Stile e dettagli tecnici – in particolare un consistente uso di trapano che dona accentuati effetti chiaroscurali – consentono una datazione fra la fine del I secolo d.C. ed il II secolo d.C.
Caratteristica straordinaria di questa edicola è poi la presenza di un foro realizzato a mano nel tratto alto del monumento, destinato a far passare le libagioni e le offerte dalla superficie alla cella sottostante, originariamente posta alla base del blocco.