
A ME GLI OCCHI!
Il magnetismo degli sguardi dell’arte egizia colpisce ancora oggi anche chi non è conoscitore del mondo antico. A cosa si doveva? Indubbiamente al tipo di kohl, trucco per occhi, la cui invenzione è concordemente attribuita agli Egizi. Se nella vita reale questo cosmetico era realizzato applicando sul viso polvere di malachite o di galena, con una lunga linea che dall’angolo dell’occhio giungeva alla tempia, come potevano gli antichi artisti rendere questa specifica caratteristica nelle opere d’arte? Attraverso l’uso della difficile tecnica dell’agemina, cioè dell’inserzione di lamine di metallo pregiato in incassi predisposti sulle opere.
Una fine scultura in bronzo raffigurante Osiride, dio egizio della resurrezione, nella prossima asta di archeologia costituisce una testimonianza di questa tecnica. Il bronzetto, alto nel complesso 28,5 cm e realizzato con la tecnica della fusione piena, si data fra VII e VI secolo a.C., all’epoca Saita (dalla capitale dell’epoca, Sais, posta nel Delta del Nilo).
Il dio, stante, porta sul capo la corona bianca dell’Alto Egitto, decorata da un ureo serpeggiante. Ma la caratteristica più significativa è data dall’agemina in foglia d’oro, usata per sottolineare le sopracciglia, gli occhi e gli angoli del mento. Quale sarà la nuova dimora su cui si poserà lo sguardo di questa statua Osiride, con i suoi 26 secoli di storia? La risposta il 9 febbraio.