
BREVE STORIA DEL TITOLO IN PITTURA
Fondamentali per la prima descrizione che danno del contenuto dell’opera, alcuni titoli, messi nero su bianco e tramandati dalla letteratura artistica e da documenti notarili e inventariali, sono diventati celebri quanto i dipinti stessi e, per il particolare potere evocativo, ne hanno talvolta potenziato il successo.
Si pensi alla ancora enigmatica quanto affascinante Tempesta di Giorgione (Venezia, Gallerie dell’Accademia) o alla Fornarina di Raffaello (Roma, Galleria Nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini), famoso ritratto che a partire dall’Ottocento, dopo la sua identificazione con la donna amata dal pittore e una conseguente fioritura di aneddoti letterari, ha “guadagnato” un’apprezzatissima sfumatura romantica (poi ridimensionata).
La private sales di Pandolfini presenta a tal proposito un ulteriore caso emblematico: la versione fino al 1824 più nota de Il Gentiluomo in blu di Tiziano, meglio noto come l’Ariosto, una delle icone della prestigiosa galleria veneziana di Girolamo Manfrin. La fortuna di questa opera e di quella oggi alla National Gallery di Londra, trae origine anche dal titolo con cui sono state tramandate, Ritratto dell’Ariosto, erroneamente creduto l’autore dell’Orlando furioso.