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La Settimana di Pandolfini

ALIGHIERO BOETTI L’ACHIMISTA

Per Boetti disegnare equivaleva a tracciare una sorta di mappatura di un mondo immaginario. Sulla carta la materia si fa artefice di un gioco al rimbalzo tra Alighiero e Boetti, tra l’aspetto ludico e quello filosofico, concetto che ripercorre tutto l’operato dell’artista.

Alighiero Boetti è un manipolatore della materia, qualunque questa sia, combina numeri, parole, piccole figure umane e ritrae animali sagomati, un gioco continuo quale narrazione del mondo e delle sue contraddizioni. Tutta la sua ricerca si basa su una raffinata ironia concettuale, come lui stesso affermava ogni cosa contiene il suo contrario per cui bisognerebbe azzerare i concetti, spiegarli come se fossero dei fogli di carta così si può ordinare e disordinare senza privilegiare i due concetti apparentemente agli antipodi ma al contrario si possono trovare uno nell’altro.

“Ogni oggetto del mondo ha almeno due vite” affermava Boetti, il doppio a cui riferirsi e confrontarsi sul piano artistico, esistenziale e filosofico, concetto tanto vivo da indurlo a sdoppiare il proprio nome in “Alighiero e Boetti”, sovvertendo il significato di identità. E ancora dichiarava: “Alighiero è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose famigliari. Boetti, per il solo fatto di essere un cognome, è già un’astrazione, è già un concetto”. Doppia identità, intreccio di vite inscindibili l’una dall’altra.

 

Il gioco è reso possibile grazie alle cifre stilistiche utilizzate, un metodico classificatorio di modalità e soggetti, che si ripetono, si fondono, si moltiplicano e si confondono, elementi di un pensiero sempre più ampio e mutevole. I disegni di Alighiero Boetti hanno a che fare con la scrittura, il collage e il ricalco senza escludere la pittura, le composizioni colorate e le tecniche miste su carta, in cui scorrono schiere di animali e figure, rimandano alla decorazione etrusca o pompeiana.
Il fascino del lavoro di Boetti è la continua e intenzionale oscillazione tra tensione concettuale e un’attitudine d’ispirazione pop nell’uso dei colori e dell’immagine apparentemente elementare, è questa l’alchimia che rende Alighiero Boetti un grande maestro dell’arte del Novecento.
Dalla fine degli anni Settanta l’artista di dedica al tema della natura e del regno animale, creando un nuovo ciclo che si differenzia in tutta la sua produzione degli anni Ottanta.  Rappresentante di questo ciclo è l’opera su cartone del 1980 che verrà presentata nell’asta del 22 giugno a Milano contenente tutti gli elementi sopracitati con il valore aggiunto per la presenza della frase “ordine e disordine”.

 

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