
LUDOVICO E ANNIBALE CARRACCI A PALAZZO ZAMBECCARI
Più noto col nome della proprietà settecentesca, palazzo Zambeccari fu costruito e decorato nel corso del Cinquecento dalla famiglia Lucchini, ricchi mercanti di sete di origine genovese da tempo stabiliti a Bologna. Per più generazioni, a partire dal 1511, i suoi esponenti acquistarono le case prospicienti la piazza de’ Calderini che, accorpate, costituirono il nucleo del nuovo palazzo.
La decorazione delle sale, solo in parte conservata, è ricordata da Carlo Cesare Malvasia che nella Felsina pittrice descrive anche opere perdute in successive ristrutturazioni ma ancora ricordate dai viaggiatori francesi di metà Settecento.
Tra quelle ancor oggi conservate, sebbene in collocazione diversa, le pitture eseguite nel 1592 da Ludovico e Annibale Carracci per ornare le “fughe” di due camini.
Come in altre sale, i temi prescelti si legano all’elemento del Fuoco: immediatamente riconoscibile quello dipinto da Annibale, la morte di Didone sulla pira già crepitante di fiamme; estremamente raro quello eseguito da Ludovico – l’incendio di Persepoli ad opera di Alessandro e Taide nel corso di un rito dionisiaco, come narrato da Diodoro Siculo – correttamente identificato solo da Carlo Maria Pissarri che nel Settecento lo riprodusse all’incisione con questo titolo.
A seguito del fallimento della famiglia Lucchini, nel 1605 il palazzo fu oggetto di permuta con la famiglia Angelelli che lo conserverà fin verso la fine del secolo quando grazie al matrimonio di Isabella Angelelli e Costanzo Zambeccari, che vi abitava dal 1688, passa a quest’ultima famiglia.
Nel 1907 il palazzo è acquistato da Filippo Comi, ed è forse questa l’occasione in cui gli affreschi dei Carracci furono trasportati su tela e spostati in sale diverse dalla sede originaria. Uniti in un unico lotto per evitarne la dispersione, saranno in asta a settembre tra le opere di eccezionale interesse storico-artistico.