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La Settimana di Pandolfini

GIANFRANCO BARUCHELLO: ORDINARE IL CAOS COSMICO

L’opera di Gianfranco Baruchello, nato a Livorno nel 1924 e laureatosi in Giurisprudenza nel 1946, si estende per circa sei decenni di sperimentazione artistica. Fondamentale per la sua sperimentazione è stata l’esperienza nell’ambiente parigino nel 1962 dove conosce uno degli “ultimi maestri” dell’arte tra cui il futuro amico, Marcel Duchamp. Durante le diverse fasi di ricerca artistica, Baruchello sperimenta l’immagine attraverso l’oggetto, costruendo, in quegli anni, i primi alfabeti di segni. È così che l’artista cerca di creare un linguaggio che non rinuncia alla figura, seppur riconsiderata all’interno di un processo concettuale.

Pittura, cinema e produzione di libri sono solo alcuni dei linguaggi da cui Baruchello attinge fin dagli esordi della sua lunga carriera. Difatti, a partire dalla seconda metà degli Anni Sessanta la sua attività rientra nell’ambito extra-mediale: pittura calligrafica, produzione di oggetti, testi letterari, teatrali, film, videotapes, fotografia, operazioni agricole, in una continua tensione al rovesciamento delle convenzioni codificate e riproposte dai mezzi di comunicazione di massa.

Molte delle opere che presenteremo nella prossima asta a tempo di arte moderna e contemporanea, dal 13 al 20 ottobre 2022, sono dei vividi esempi delle sue micro cosmogonie: scritte minute e didascalici disegni dal tratto netto e schematico campiti con tonalità chiare che tracciano itinerari labirintici su superfici monocrome, su carta o alluminio, in un processo di atomizzazione di un infinito visibile e mentale. Possiamo quindi osservare una serie inesauribile di combinazioni di microscopici ma complessi racconti dell’assurdo, ricchi di simbologie collegate a diversi strati e contesti culturali, metafore, implicazioni psicoanalitiche e parafrasi pungenti finalizzate a ridiscutere principi e valori dell’economia e della società.
Le sue opere invitano lo spettatore a soffermarsi nella lettura delle didascalie che, contrariamente al loro aspetto minuto, sono taglienti critiche a concetti culturali radicati nella nostra società.

 

“All’immaginazione non si può dar legge, nemmeno la psicoanalisi ci è riuscita. La fantasia deve rimanere ancora una fiaba, un racconto sconnesso. Perché tutto quello che non ha regole funziona meglio di tutto quel che le ammette.”

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