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La Settimana di Pandolfini

LEONCILLO: LA POESIA DELLA MATERIA

 

Leoncillo Leonardi (Spoleto, 1915 – Roma, 1968) è stato uno degli artisti-scultori che più in assoluto ha saputo lavorare la materia in maniera così travolgente da trasmettere forti emozioni e sentimenti. Sicuramente uno degli artisti più rilevanti del XX secolo, in Italia e all’estero, è stato riscoperto e apprezzato dal mercato dell’arte specialmente negli ultimi anni. Durante la sua breve vita però, Leoncillo non è stato solo abile scultore, ma anche disegnatore, poeta e, soprattutto, ceramista.
Prima e durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, che vive sulla propria pelle, l’artista spoletino si avvicina ad altri grandi figure di quell’epoca come Lucio Fontana, Renato Marino Mazzacurati, Corrado Cagli, Renato Guttuso e Antonio Corpora, con alcuni dei quali, una volta finita la guerra, parteciperà per la prima volta alla XXIV Biennale di Venezia nel 1948.

Più, Leoncillo si distacca da quell’entourage di artisti della quale aveva fatto parte e alla quale aveva dato il suo contributo. Inizia così l’ultimo periodo della sua vita, che corrisponde ad una produzione artistica propria, più intima e ritirata. Sono gli anni definiti da alcuni come “informali”, durante i quali troviamo lavori in ceramica dai colori primari (bianco, nero, rosso) che danno vita a figurazioni percorse da tagli netti e solchi: una natura sconvolta, e dunque una figura umana sconvolta, con corpi martoriati, crocifissi e mutilati.


Il disegno che presenteremo nella prossima asta a tempo di arte moderna e contemporanea dal 13 al 20 ottobre, è una chiara rappresentazione di quest’ultimo periodo che ha caratterizzato il percorso dell’artista. Mutilazioni (1960-1963) è “materia strappata al caos, formata attraverso un lavora accanitissimo, un corpo a corpo che investe la carta-paglia”, e vi interviene con la stessa violenza con la quale squarta la materia.
Nel lavoro su carta, così come nella scultura, Leoncillo smembra la figurazione, la evita per ricollegarsi all’elemento naturale e rappresentarne l’incontenibile sofferenza. Lo sfondo è quasi monocromo, con un’abile sovrapposizione di toni chiari che alludono appunto ad un corpo mutilato, e contemporaneamente il colore rosso che, pur secondario, risalta contrastante apportando un tono di vivacità, una sorta di speranza salvifica.

 

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