
RITRATTI PARLANTI ALLA CORTE DEI MEDICI
Più che una semplice somiglianza, peraltro non sempre lusinghiera, i ritratti scolpiti o dipinti hanno voluto generalmente restituire un’immagine ideale del soggetto presentandolo così come voleva apparire alla cerchia dei familiari e degli amici, quando non al pubblico decisamente più vasto della corte o della città.
Non fanno eccezione quelli, numerosissimi, di Vittoria della Rovere, figlia dell’ultimo Duca di Urbino promessa sposa fin dalla culla a Ferdinando de’ Medici, futuro Granduca di Toscana. Grazie al pennello di Giusto Sustermans, ritrattista di elezione per la dinastia medicea, conosciamo i suoi tratti di fidanzata bambina (“la sposina”, per l’appunto) e poi di giovane moglie dopo le nozze celebrate nel 1637, di madre lievemente appesantita dalle gravidanze, e infine di vedova austera.
Vittoria volle mostrarsi però anche come madre affettuosa e religiosissima, come in effetti la descrivono i contemporanei, apparendo nelle vesti di santa o addirittura di Vergine Maria al centro di una Sacra Famiglia, di patrona delle arti e delle lettere, protettrice di poeti come di pittori. Anche in questo caso fece ricorso ai pennelli di Sustermans: il 16 novembre la vedremo appunto nella duplice veste di Pittura e di Poesia e ancora sotto le spoglie di una composta Sant’Agata: unico modo, nell’austera corte medicea, di esibire le sue grazie senza dar scandalo…