
SEICENTO MISOGINO
Anche la storia dell’arte, come altre discipline, è stata toccata dagli “studi di genere” che negli ultimi anni hanno portato alla ribalta pittrici fino a questo momento ignote al grande pubblico, o analizzato da nuovi punti di vista soggetti biblici, letterari o mitologici che avevano nelle donne le loro protagoniste. Spesso, va detto, con esiti più pertinenti alla storia dei costumi e dell’etica che alla storia dell’arte, o alla storia tout-court, ma tant’è: al momento sembra difficile sfuggire a questa moda.
È però sempre divertente e istruttivo analizzare le immagini femminili e il significato ad esse attribuito dai pittori (maschi) e dai loro committenti. Il Seicento fiorentino propone, come si sa, una galleria pressoché infinita di donne affascinanti e ambigue, incerte tra vizio e santità, ma comunque pericolose.
Il catalogo del 16 Novembre presenta, tra le altre, una avvenente diavolessa venuta a tentare San Benedetto nel deserto; una Circe pericolosa per la sua candida nudità non meno che per le pratiche magiche di cui è maestra, e una giovane donna abbastanza innocua, a prima vista, nel suo aspetto morbidamente materno, ma in realtà estremamente nociva nella sua determinazione a distogliere un giovane pittore dallo studio. Ce lo riferisce Filippo Baldinucci, che descrive il dipinto eseguito da Cesare Dandini per il cardinal Gian Carlo de’ Medici “a dimostrazione di quanto siano dannose siffatte pratiche”.