
ETTORE SOTTSASS
In uno straordinario dialogo, pubblicato su Domus nell’Aprile del 2004 e tenutosi durante una cena tra il direttore Stefano Boeri, Hans Ulrich Obrist e cinque geni del design del ‘900, Ettore Sottsass Jr. viene incalzato dall’intervistatore riguardo un aneddoto raccontato e afferma che “Se un designer inglese non sa che tipo di divinità era Dioniso, feroce, felice, ubriaca, sessualmente attiva, non sa che cosa disegna. Dioniso rappresenta il Mediterraneo, che è già in sé un catalogo esistenziale: profumi, colori, vegetazione speciale, antichi fantasmi… Quando disegno penso a questo mondo, perché è nella mia testa. Naturalmente non tutti devono sapere che cosa è il Mediterraneo, la stessa attenzione può riguardare altri luoghi, ad esempio I’India, dove le persone non hanno niente: mangiano con le mani, mettono il cibo su una foglia di banano, per vestito hanno un quadrato di tela, si siedono per terra quindi non hanno tavoli o sedie. L’unico oggetto che tutti hanno è una ciotola per i liquidi, che assume nella loro vita un vero, alto, senso di sacralità.
Perché è tutto quello che posseggono per sopravvivere. Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale, e non solo cose che si guardano e si usano, magari distrattamente. Bere acqua in un bicchiere di carta oleata sull’autostrada e berla in un bicchiere di cristallo sono gesti diversi. Nel primo caso, mentre bevi, quasi ti dimentichi di esistere; nel secondo caso – per il peso, per la fragilità, per la trasparenza, per il non-sapore – sai di avere in mano uno strumento che ti porta a riflettere su quello che in quel momento stai vivendo. Cogli queste differenze e ti poni questi problemi solo se conosci bene la vita, le vite, le storie antiche, i fantasmi del passato e quelli del futuro…”. Sottsass è stato architetto, designer, pittore, fotografo, scrittore, ma soprattutto voce di una rivoluzione culturale, di un approccio antropologico alla creazione del prodotto e alla relazione con lo spazio. Nella sua vastissima produzione troviamo dall’oggetto pensato per la realizzazione su grandissima scala al pezzo unico, o quasi, pensato come la materializzazione di un pensiero al limite della funzionalità. Deve essere considerato come un grande patrimonio culturale che ha attraversato gli stili del novecento lasciando sempre un segno distinto di avanzamento e rivoluzione.
Nella prossima asta presenteremo uno dei pochi Superbox realizzati, un set di 8 sedie modello S12 progettate nel 1956 per Poltronova, sempre per Poltronova un inedito divano Maragià, uno specchio Ultrafragola prima produzione del 1970 e ancora una lampada Asteroide, una libreria Liana creata in soli dieci esemplari da Meccani, una libreria Suvretta e quattro armadi totem. Inoltre alcune rare ceramiche Il Sestante e Yantra delle prime edizioni.