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La Settimana di Pandolfini

GERARD SCHNEIDER: QUANDO LA MELODIA SI FA PITTURA

« Le sensible n’est pas la chose représentée, mais son contenu. L’art n’est surtout pas une manifestation du savoir, mais une communication de notre sensible émotionnel, quelles que soient les qualités plastiques et techniques. » Gérard Schneider

Gérard Schneider nel 1916, all’età di vent’anni, si trasferisce a Parigi per studiare prima all’École Nationale des Arts Décoratifs e successivamente all’École Nationale des Beaux-Arts de Paris nello studio del pittore Fernand Cormon, noto anche per essere stato l’insegnante di van Gogh e Toulouse-Lautrec.

È a Parigi che, ispirato dai circoli musicali dove associa il suo pensiero e la sua arte al ritmo della musica, compie i suoi primi passi verso l’astrazione, percorso che lo porterà a essere uno dei fondatori, insieme a Pierre Soulages e Hans Hartung, del movimento Lyrical Abstraction. Il movimento nasce contemporaneamente all’espressionismo astratto negli Stati Uniti e che vede partecipi artisti come Paul Jenkins, Norman Bluhm, Sam Francis e Ellsworth Kelly.  L’astrattismo lirico nasce in contro tendenza al cubismo, al surrealismo e all’astrazione geometrica, gli artisti che vi parteciparono portarono l’arte in una dimensione altra, credendo fermamente che la pittura dovesse rappresentare più un pensiero che un’immagine.

Nel 1920 avviene la prima mostra personale di Schneider alla Galleria Léopold Robert, nel 1922 si trasferisce definitivamente a Parigi e conosce Pablo Picasso. Sul finire degli anni ’40 partecipa a numerose esposizioni sia in Europa che negli Stati Uniti e firma un contratto di esclusiva con Samuel M. Kootz della Kootz Gallery di New York. Da questo momento in poi le sue opere entrano a far parte di importanti collezioni istituzionali come quella del MoMA e la Phillips Collection, solo per citarne alcune. Nel 1946 è presente alla mostra collettiva alla Galleria Denise René a Parigi per la prima mostra d’arte astratta del dopoguerra. Nel 1950 espone alla Louis Carré Gallery e nel 1953 realizza la storica retrospettiva   al Musée d’Art Moderne di Bruxelles. A partire dagli anni ’50 il linguaggio plastico di Schneider si fa più spontaneo e il gesto diventa libero senza via di ritorno. Negli anni ’60, nel lavoro del pittore di adozione parigina si fa strada una qualità espressionista vivida, fatta di fluide pennellate dal rimando calligrafico e dalle cromature incisive. Le pennellate si tramutano in musica, poesia, furia, passione nello sguardo e nell’anima dello spettatore.

Nella prossima asta del 21 giugno verrà proposto un olio su tela Opus 32/E del 1960, archiviato presso l’Archive Gérard Schneider e proveniente dalla Galleria Lorenzelli in cui fu esposto, durante la prima personale dell’artista presso la galleria di Bergamo nel 1961. L’incontro con Lorenzelli avviene proprio nello stesso anno dell’esecuzione dell’opera, nel 1960, nello studio Armand-Moisant, e da quel momento in poi i due lavoreranno assiduamente insieme negli anni a venire.

 

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