
PREPARATIVI PER UNA FESTA
Dalla balaustra del loggiato che cinge la sala dove avrà luogo un banchetto, si affacciano due giovani, quasi a spiarne i preparativi.
Appariscente nell’abito rinascimentale – costume di scena prediletto dai cultori della manfrediana methodus cent’anni dopo quella moda – un giovane lievemente imbronciato sostiene un vassoio di selvaggina di piuma ancora da preparare e dunque, probabilmente, semplice elemento decorativo per il buffet. Non è facile in effetti immaginare in cucina un personaggio di tale eleganza: rischierebbe di compromettere la perfezione di quel raso di seta trascolorante dal nero al cremisi.
Anche la ragazza che lo accompagna in secondo piano impugnando lo strumento a corde che allieterà la serata ci colpisce per il costume zingaresco, con uno scialle variopinto sul corpetto rosso, una reticella a trattenere i riccioli scomposti. Più che il costume a cui i seguaci di Caravaggio ci hanno ampiamente assuefatti, ci sorprende l’ombra che taglia il viso della ragazza lasciandoci tuttavia immaginare lo sguardo intento, le labbra serrate in concentrazione.
Una composizione del tutto inusuale, insomma, nel pur ricco panorama del caravaggismo, come spesso si è potuto invece constatare sfogliando il catalogo di Pietro Paolini ricco di invenzioni originali e non tentate da altri.
Tra i quesiti non del tutto risolti posti dal pittore lucchese, la sua possibile attività come pittore di natura morta. Sebbene la sua identificazione con il Maestro della natura morta Acquavella sembri ormai un’ipotesi tramontata, alcuni studiosi gli riconoscono l’esecuzione diretta degli elementi di natura morta presenti nelle sue composizioni di figura, e in particolare nel nostro dipinto. L’asta dell’8 Novembre in cui sarà presentato sarà forse l’occasione per riesaminare questa questione.