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La Settimana di Pandolfini

L’INTIMISMO DEI PAESAGGI DI VITTORE ANTONIO CARGNEL

È a Vittore Antonio Cargnel, sentimentale interprete delle valli venete e friulane, che Pandolfini dedica un apposito spazio nella prossima Arcade Dipinti dal XVI al XX secolo prevista il 10 ottobre prossimo, ove sarà possibile ammirare le varie declinazioni dell’intimismo atmosferico dell’artista in un nucleo di dipinti provenienti da una collezione privata. Quello di Vittore Antonio Cargnel è un nome ancora poco familiare presso il grande pubblico, ma per coloro ai quali non è del tutto ignoto rievoca inevitabilmente suggestive vedute trevigiane ed emozionanti scorci del Friuli, destinati a rimanere i soggetti prediletti dall’artista.

Uomo di passioni, amante della pittura quanto della musica, Cargnel ebbe l’opportunità di coltivarle entrambe grazie a una condizione familiare agiata. Nato il 26 gennaio 1872 in un antico palazzo nelle vicinanze di Campo San Beneto, il pittore vanta infatti un’educazione artistica di tutto rispetto. Prima di dedicarsi pressoché interamente al paesaggio, aveva seguito l’iter classico formativo richiesto a ogni aspirante artista, ma a fortificarne le potenzialità espressive e ad arricchirne le esperienze, erano intervenute alcune frequentazioni che non mancheranno di lasciare un segno nella sua ispirazione: aveva frequentato l’Accademia di Venezia negli anni di Domenico Bresolin e di Guglielmo Ciardi, aveva affiancato Lino Selvatico nella bottega di Cesare Laurenti; aveva poi presentato tre dipinti di grande formato alle prime tre edizioni della Biennale di Venezia, invitato a esporre nel 1901 a Monaco di Baviera accanto ai più celebrati maestri della pittura veneta del momento. Per la straordinaria sensibilità nel nobilitare, muovendosi nel solco della tradizione ciardiana, anche i più umili scorci della campagna, Cargnel è dunque destinato a divenire il portavoce di un paysage intimo, radicato nella cultura veneta e per questo particolarmente apprezzato dal pubblico, così da essere costantemente presente, per circa un trentennio, sia nelle mostre locali, sia nelle esposizioni organizzate a Brescia, Genova, Milano, Roma, Torino e Verona. Il pittore ama trascorre il tempo libero nelle campagne friulane fermando i paesaggi nell’immediatezza delle mutazioni atmosferiche su piccole tavolette, le cui dimensioni ridotte consentono di lavorare rapidamente, restituendo l’impressione del paesaggio, prima che mutino le condizioni luministiche e il dipinto perda franchezza.

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